L’Industria 4.0 apre nuove opportunità per le aziende grazie a nuove tecnologie produttive e ad una distribuzione tendenzialmente più smart. Tutto ciò si può realizzare grazie a diverse tecnologie che portano ad un cambiamento culturale (o almeno ci provano) in grado di coinvolgere il sistema produttivo in diversi ambiti. Tutto questo permette una costante trasformazione digitale e garantisce nuovi elementi di sviluppo.
La terminologia Industria 4.0 fa ricadere questa trasformazione in un percorso a tappe dell’evoluzione industriale dei nostri tempi. Nello specifico la quarta rivoluzione industriale risulta costituita da un ecosistema fatto di risorse fisiche e risorse virtuali. Grazie all’Industria 4.0 la fabbricazione e l’organizzazione del lavoro vengono indirizzate verso nuovi modelli produttivi completamente automatizzati. Tuttavia già oggi si registra una differente declinazione su diversi livelli operativi, grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e di prodotti digitali come la Blockchain.
Sebbene il termine Industria 4.0 sia stato utilizzato per la prima volta nel 2011 durante la Fiera di Hannover, in Germania, in Italia il Piano Nazionale Industria 4.0 – 2017-2020 è stato avviato a partire dal settembre 2016. Il Piano veniva presentato dal Ministero dello Sviluppo Economico e conteneva misure capaci di permettere investimenti utili all’innovazione.
La sfida dell’Industria 4.0
La sfida dell’Industria 4.0 permette di sviluppare competenze differenti e una vision lungimirante. Di certo bisognerà integrare i processi e le procedure che attualmente coinvolgono ogni punto della filiera. Si potranno così includere le imprese verso nuovi modelli di sviluppo, più complessi che in passato.
L’industria quindi diventerà completamente smart, integrando una produzione in cui trovano posto nuove tecnologie produttive in grado di creare interazione tra i diversi asset produttivi. Con i nuovi processi innovativi i processi produttivi e quelli di gestione vengono ulteriormente migliorati. Il nostro Piano Nazionale Industria 4.0 prevede poi una serie di tecnologie in grado di creare interconnessione e collaborazione tra i differenti sistemi. Si possono integrare quindi tecniche produttive in grado di migliorare anche le condizioni di lavoro.
Ora però le cose non vanno poi così bene
Sembra che i dati dell’Unione Costruttori Italiani Macchine Utensili (l’associazione di chi produce macchine per l’Industria 4.0) certifichino un calo degli ordini nel secondo trimestre del 2019 pari al 31,4%. Il dato deriva da un’inversione di marcia della domanda interna ma anche di quella proveniente dall’estero.
Per il vicepresidente della politica industriale di Confindustria, Giulio Pedrollo, non è stata data la corretta continuità all’Industria 4.0. Un evidente possibile problema per chi ha già investito o vuole investire nell’Industria 4.0 è sicuramente la possibile sparizione dell’iper-ammortamento, particolarmente apprezzato dagli imprenditori digitali. Ma bisogna anche dire che chi ha investito lo ha fatto anche su elementi che servivano a fortificare il proprio business, con una tendenza non proprio rivolta all’Industria 4.0 vera e propria.
Quindi di particolare interesse diventa il dato di EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019 il quale dice che soltanto il 14% delle nostre imprese ha raggiunto un livello avanzato di sviluppo digitale, il 29% utilizza ancora tecnologie tradizionali e il 12% ha in programma l’adozione di competenze e tecnologie maggiormente legate all’Industria 4.0.